Franco Resecco nacque a Ovada il 14 agosto 1920.
Dal 1934 al 1939, sotto la direzione del pittore e scultore Antonio Morera, frequentò l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
Nel 1937 — quando aveva diciassettenne anni — partecipò alla sua prima mostra collettiva.
Visse in prima persona la carestia, le miserie e gli infiniti orrori causati dalla guerra. Nella sua opera lasciò una importante testimonianza d’arte e di impegno civile, affinché rimanesse vivo e perenne il ricordo di quei giorni di sofferenza.
Resecco usò una vasta gamma di tecniche artistiche: il disegno (a matita, a pastelli, a carboncino, con la sanguigna), la pittura (tempere acriliche, colori ad olio, l’acquerello, l’affresco), la xilografia, ecc… Spesso diverse opere furono realizzate con l’impiego di tecniche miste.
Il suo desiderio di confrontarsi con altri stili lo portò ad apprendere nuove tecniche che contribuirono alla costruzione della sua identità artistica.
Pur attento alle correnti più d’avanguardia del Novecento, rifuggì dalle mode del momento, mantenendosi fedele ai classici.
Il paesaggio di Ovada e dei suoi dintorni trovò nell’artista un esecutore abile e sensibile. L’amore per la sua terra è rappresentata nei paesaggi con magici scorci.
Credente, si occupò spesso anche di soggetti religiosi (Pietà, Crocifissioni, Deposizioni, ecc…). La sua devozione per san Francesco d’Assisi si ritrova in molte delle sue opere.
Resecco si dedicò anche alla poesia. Nelle sue opere poetiche trovano spazio i rapidi cambiamenti in atto nel tessuto economico e sociale della sua terra. Ne “La febbre del cemento” – la sua poesia più nota – raccontò con malinconica ironia la smania per il nuovo.
Franco Resecco si spense nella sua Ovada nel 2007 all’età di 87 anni.
Franco Resecco legge in dialetto ovadese “La febbre del cemento“.